Comunità di San Leolino
 
Meditazione per il rinnovo della Promessa di Vita
7 dicembre 2025, Vigilia dell’Immacolata
“Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”
 
Ave Maria!
Quand’ero un piccolo seminarista di 13-14 anni, nel Seminario di Ragusa, amavo molto soffermarmi nella Cattedrale, dedicata come sapete a San Giovanni Battista, dove ai lati della grande abside c’erano gli affreschi (forse degli inizi del Novecento) dedicati proprio alle scene evangeliche che riguardano il grande Precursore. Quello di destra era il mio preferito: rappresentava la celebre scena del Giordano, il momento del battesimo di Gesù. In primo piano, infatti, c’era il Battista in attesa di attendere qualcuno, una rivelazione lungamente pensata e aspettata, mentre, sullo sfondo, ecco il raccolto e bellissimo incedere di Gesù, impercettibile ma con le mani aperte, quasi giungesse da un’altra dimensione, da un’altra realtà. L’intera scena immersa in colori tenui, delicati e tendenti quasi alle sfumature del sogno, tranne la figura di Giovanni accentuata dalla pelle di cammello, scura, molto realistica. Il contrasto, quindi, tra la figura del Battista e quella di Gesù così misteriosa, ieratica, inclassificabile, ma che diventava, nel suo movimento silenzioso, il cuore di tutto. 
L’immagine colpiva molto la mia immaginazione a tal punto che, durante le celebrazioni solenni, la mia povera preghiera guardava con insistenza alla figura di Gesù, anche per me così misteriosa e attraente come poche. Forse da qui ho cominciato a imparare la bellezza della pittura poiché c’è, nelle immagini, il richiamo profondo dell’immaginazione, certo, soprattutto per la loro forza descrittiva, ma più di tutto il richiamo per l’anima di potere intravedere una relazione con il mistero, l’invisibile, la trascendenza. In altre parole, la mia fede si è nutrita sempre della forza delle immagini che, senza essere capolavori dell’arte, poniamo, colpiscono, risvegliano e inquietano, perfino nella loro semplicità. Così le immagini sono state sempre per me una benedizione, qualunque immagine, potrei dire, purché capace di indicarmi un altrove, l’altrove di Dio. 
Non per nulla, quando ho cominciato a capire il Vangelo, oppure anche oggi, quando capita di ascoltare nella liturgia l’episodio narrato da Luca 7,19, ricordo profondamente quella scena nella Cattedrale della mia città poiché, a me sembra, essa esprima proprio quella domanda che Giovanni si poneva nel suo incontro con Gesù, al Giordano: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”. Una domanda, in ogni caso, pronunciata dai discepoli di Giovanni il Battista, ma che proveniva dal cuore stesso di Giovanni. Il Precursore è forse attraversato da qualche dubbio oppure desidera che i suoi discepoli sentano una risposta direttamente dal Maestro di Nazaret? Tra gli esegeti non c’è unanimità nel dare una risposta. Ma è possibile anche pensare che il grande Giovanni abbia avuto un momento di incertezza, di tentazione. Il dubbio è segno di imperfezione, non di errore. 
“Sei tu?” è la domanda fondamentale dell’uomo per riconoscere il suo Signore. Gesù risponde rimandando alle sue opere, quasi a dire: “Io sono colui che vedi attraverso ciò che faccio”. E quindi la salvezza è accogliere Lui, Gesù, che viene così come si rivela, non come lo vorremmo noi. Da qui parte l’accettazione o il rifiuto. Così la domanda di Giovanni, nel carcere di Erode, diventa il punto d’arrivo di ogni vera profezia: la messa in questione delle proprie attese per aprirsi all’ascolto di ciò che l’altro dice. Giovanni, dopo tutto, è l’essere umano che si fa domanda per ricevere dal Signore la risposta. In realtà, Giovanni, sulle rive del Giordano, aveva annunciato “colui che viene”, il più forte, che compie il giudizio inesorabile di Dio tagliando ogni albero cattivo. Ma Gesù agisce diversamente: l’atteso non corrisponde affatto all’attesa di Giovanni: o è sbagliata l’attesa, o è sbagliato pensare che Gesù sia l’atteso. Giovanni, in altre parole, poteva mettere in crisi l’Atteso, anziché la propria attesa. Invece, a differenza di noi, è disposto a mettere in crisi innanzitutto sé stesso!
Mi si potrebbe chiedere, a questo punto, il perché di questa pagina evangelica. Innanzitutto, perché, personalmente, l’ho chiesta al Signore, ho posto a Lui la domanda chiedendogli di illuminarmi, di parlare Lui al mio posto, questa sera. Non mi sono mai sentito in un “ruolo” sacro, ma piuttosto nell’umile posizione di chi ha desiderio di conoscere la Parola di Dio per conoscere soprattutto il Signore, la sua risposta alla mia vita e a quella dei miei fratelli. Non è questo un atto semplicemente religioso, ma è la convinzione profonda che non siamo noi a leggere la Parola di Dio, ma è la Parola di Dio che legge noi. Le nostre paure e contraddizioni, i nostri dubbi e le nostre tenaci resistenze, a tal punto che, se abbiamo fede, essi si trasformano in domande rivolte al Signore che viene nella persona di Gesù. 
Tuttavia, Dio è Santo, sempre altro rispetto ad ogni altra nostra immaginazione. La sua promessa è più grande di ogni fama. Di Dio abbiamo, necessariamente, una comprensione umana, e per questo motivo senza umiltà non c’è fede. Anche se (e soprattutto) quando sembriamo sicuri di conoscerlo, dobbiamo restare aperti con una domanda che metta in questione le nostre sicurezze: “I miei pensieri non sono i vostri pensieri. Le mie vie non sono le vostre vie”, dice il Signore (Is 55,8). Questa domanda è la radice della fede, che affida al Signore la risposta! È questo, io credo, l’atto più alto della ragione umana, e per questo motivo richiede tanta e tanta umiltà, quell’umiltà che la nostra civiltà ha bandito con ogni mezzo. È l’atto che non fecero i nostri progenitori (Gn 3) quando, invece di chiedere a Dio, si fidarono soltanto delle proprie fantasie e delle suggestioni altrui. È la tentazione radicale: credere alle proprie certezze, sicurezze che lì per lì sembrano dare soddisfazione e perfino piacere narcisistico, ma sterile e mortifero, anche quando sembra che ci occupiamo delle cose di Dio e ne parliamo quasi a memoria.
In realtà, l’uomo – religioso o meno che sia – è attaccato fermamente alle proprie convinzioni su Dio, mentre il vero credente – come il povero Giobbe – sa di non conoscerlo se non per sentito dire. Per questo dice Giobbe: ”Io ti interrogherò e tu istruiscimi” (Gb 42, 4-5). Dunque, l’attesa, il dubbio, ma soprattutto la domanda, la domanda del cuore umile e povero di Giovanni, sono paradigmatici per chiunque non vuole ridurre Dio alle proprie idee su di Lui. Giovanni è il profeta della verità, oltre che di Dio, anche della condizione umana che vuole realmente aprirsi al mistero di Dio. La sua domanda, lontanissima da ogni affermazione di sé, si fa domanda che attende risposta solo da Dio. Per questo è “il più grande tra i nati da donna”, – come afferma Gesù -, perché fa tacere le sue parole e chiede: “Sei tu?”, facendosi così ascolto della Parola che solo l’Altro può dire! (S. Fausti). 
In fondo, come Dio è infinito, così sono infinite sono le nostre idee su Dio al punto da poterne fare anche una manipolazione di Dio stesso. In verità, Dio è tutto, ma nulla è Dio. Davanti a Lui ogni idolo cade, prima o dopo, come Dagon davanti all’arca (1 Sam 5,1). Regge solo la domanda vuota di risposta: “Sei tu?”, perché ad essa può rispondere solo “Io sono”. Di fatto, ogni mia risposta, - che sia religiosa o laica -, è sempre un idolo morto che dà morte. Come tanti libri o autori che pretendono di sostituire Dio con le nostre risposte. Invece, Giovanni porta a termine la vera profezia, maestro della domanda radicale, si interroga su tutto, fino a farsi umile domanda. Il profeta non dà risposte, tanto meno sul futuro. Ed io ho sempre pensato che una comunità religiosa, cristiana nel senso vero della parola, non è una istituzione garantita da successi e soddisfazioni umane, ma una comunità profetica che fa domande a Dio, dunque che si apre continuamente alla novità di Dio. L’unica cosa che conta, il Signore Gesù, l’unico che sa dare risposta alle domande del cuore nudo. Amen.
     
don Carmelo Mezzasalma
Priore della Comunità di San Leolino, indegnamente.                         

 

Powered by Hiho Srl
Questo sito utilizza i cookies, tecnici e di terze parti per ottimizzare l'esperienza di navigazione degli utenti connessi.

ACCETTO - DETTAGLI